di Panagiotis Grigoriou*
“La
magia, secondo l’antropologo Ernesto de Martino, appartiene a un mondo storico
e culturale nel quale la presenza al mondo è qualcosa di labile, d’incerto, di
precario, che chiede precisamente di essere garantito attraverso procedure
rituali collettive. In questo senso, il problema della magia non è nient’altro
che quello che chiama “la crisi della presenza”. Questa si manifesta attraverso
l’apparizione di una soglia d’indistinzione tra la presenza e il mondo - che i malesi chiamano latah, i tungus olon e gli psichiatri schizofrenia – nel quale il soggetto non percepisce
più il mondo, ma lo diventa, che si tratti delle foglie di un albero nel vento
o della locomotiva di un treno. Il rito magico mira a riacquisire una presenza
al mondo suscitando tali stati di fluidità per canalizzarli”.
Questo estratto, proveniente
dall’articolo di Ghislain Casas, “Piccola storia della follia nell’epoca
postmoderna: “Note sui Maestri Folli di Jean Rouch” [il cineasta Jean Rouch,
notevole “documentarista” dell’Africa; l’articolo è apparso su MAG-Philo, estate 2011], ci condurrebbe,
a modo suo, anche sulla strada di Atene in questo 7 giugno 2012, e ciò
nonostante la deviazione.
Ernesto de Martino era un antropologo
che partiva dalla tesi seguente: la società, la storia e la psiche umana si
sviluppano in corrispondenza tra loro. La personalità intellettuale di Ernesto
de Martino è stata a sua volta segnata dal suo impegno comunista, in reazione
contro le sue origini sociali, poiché proveniva da un ambiente borghese di
Napoli, sua città natale.
Liana Kanelli, eletta del partito
comunista greco (KKE), anche lei proveniente da un ambiente familiare
conservatore, è una giornalista conosciuta. Ha spesso spiegato il suo impegno,
relativamente tardivo, al fianco del KKE (di cui non è membra), anche come una
forma di reazione alla sua educazione d’origine. Si autodefinisce una “comunista patriota”, che, inoltre, è
credente, caratteristica non abituale tra i deputati del KKE. È stata
aggredita, giovedì 7 giugno, durante un programma televisivo del canale Ant1,
dal deputato neonazista del partito Alba dorata, Ilias Kasidiaris, e la storia
ha già fatto il giro del mondo.
“È
stato quando la deputata della sinistra radicale [SYRIZA], Rena Dourou, ha evocato le accuse lanciategli
dalla giustizia per una rapina a mano armata nel 2007, che il portavoce di Alba
dorata è esploso. Il suo processo si è aperto mercoledì, ma è stato aggiornato
all’11 giugno. L’attivista neonazista ha allora lanciato un bicchiere d’acqua
in faccia alla Signora Dourou insultandola, prima di girarsi verso l’altra
eletta, comunista, Liana Kanelli, che si è alzata per protestare. L’ha strattonata prima di colpirla al
viso con due schiaffi e un pugno, senza che il presentatore riuscisse ad
interporsi, prima di fuggire dai locali”. Ecco i fatti riportati sul
quotidiano francese Le monde, per
esempio.
Ho sentito la storia alla radio e,
poco dopo, sono andato in un caffè per tastare il polso della situazione “a
caldo”, come si dice.
Una donna e sua figlia liceale
discutevano già a proposito dell’avvenimento. “È un atto barbaro mamma, non si picchiano le persone durante un
dibattito, inoltre, picchiare una donna non è una prova di virilità per un vero
uomo”. “No, figlia mia, ha fatto bene,
questi comunisti ci rompono i c… (sic),
uomo o donna, poco importa, SYRIZA e i comunisti ci mettono nella m… (sic), vogliono legalizzare gli immigrati, hai
sentito anche te questa mattina alla radio? Uno dei nostri, non lontano da dove
abitiamo a Paiana, è riuscito a beccare un ladro immigrato che era appena
entrato in casa sua, credi che sosterremo ancora a lungo questa gente? Poi lo
sai bene, i politici sono tutti marci”.
Altri clienti nel caffè,
apparentemente degli habitué, appartenenti a quella classe media arricchita
velocemente negli anni del boom, persone in pensione, a giudicare dai loro
interventi, sembravano essere d’accordo: “Tsipras
è un irresponsabile, gli immigrati sono pericolosi e il pagamento delle nostre
pensioni sarà improbabile”. È anche quest’altra Grecia, inquieta e
pietrificata allo stesso tempo, che peserà con tutto il suo peso il 17 giugno,
cosa che i difensori della troika si augurano evidentemente. È questa Grecia dellapaura
che Samaras vuole federare in questo momento e d’urgenza. Capiamo anche perché.
Giovedì sera, un sito finanziato dal partito della destra (Nuova Democrazia) si
è quasi felicitato dell’aggressione di stamattina. Non c’è da stupirsi.
Gli animatori della trasmissione
umoristica politica “Ellinophrenia” su Real-FM all’inizio di questo pomeriggio
(giovedì 7 giugno) – che si sono apertamente pronunciati a favore della
sinistra da molto tempo – non hanno esitato a precisare che attraverso un
numero abbastanza grande di messaggi degli ascoltatori, si è espressa una certa
“tolleranza, per non dire benevolenza”
nei confronti di quest’atto e del suo autore. Altri ascoltatori, e altrettanto
in gran numero, hanno condannato l’aggressione. Sembrerebbe quindi che nella
società greca si rinforzi una certa polarizzazione tra la sinistra e la destra,
senza peraltro cancellare la rottura tra le forze dell’anti-memorandum [contro
il piano di salvataggio a condizione di un insieme di misure d’austerità, di
privatizzazione…] e gli altri. Pazienza, vedremo tra sei giorni quale delle due
fratture sarà la più determinante.
Ieri sera [mercoledì 6 giugno], è
stata organizzata da SYRIZA una riunione locale nel quartiere di Kolonos, uno
quegli spazi urbani definiti “difficili” per semplicità… cognitiva, situato a
due passi dall’antica Accademia di Platone. È anche un quartiere d’immigrati e,
se del caso, anche un “teatro” per le “spedizioni punitive” dei membri di Alba
dorata.
Intorno alla piazza dove si stava per
tenere il meeting, manifesti del partito comunista (KKE), affissi in gran
numero, dicevano ai passanti che “non ci
si deve fidare di SYRIZA”. In breve, la principale tesi sostenuta dal KKE
è: “SYRIZA è un partito europeo in modo
opportunista e, anche se non cambierà colore appena giunto al governo, la bomba
del fallimento totale gli esploderà tra le mani e sarà presto fermato nel suo
slancio, aprendo la via allo sgomento del popolo e all’estrema destra. È per
questo che il KKE non collaborerà sotto nessun pretesto con SYRIZA in un
governo borghese (sic), in cui il
vero potere politico ed economico non sarà nelle mani del popolo. Senza
tagliare i ponti con l’UE, non ci sarà nessuna salvezza e, ancora, questo non è
affatto sufficiente”. Ecco, insomma, le lamentele e le posizioni del KKE.
C’è però stato l’episodio di
stamattina, e tutta la Grecia ha constatato come, molto spontaneamente,
l’eletta del KKE [Liana Kanelli], ha voluto agire in modo solidale con la sua
collega di SYRIZA [Rena Dourou], contro l’aggressore comune di Alba dorata. Lo
stesso Kasidiaris che, in seguito, ha aggredito i tecnici dello studio,
scappando da un piccolo locale dove era stato rinchiuso in attesa dell’arrivo
della polizia, perché il Procuratore di Atene ha immediatamente spiccato nei
suoi confronti un mandato d’arresto. Guardando la scena, sono stati numerosi
quelli che hanno commentato in seguito sulle nostre radio “quelle elette, aggredite dallo stesso tipo e per la stessa ragione, ciò
significa che possono trovare un terreno d’intesa” [quindi, KKE e SYRIZA].
Chi lo sa?
Ieri sera a Kolonos, durante il
meeting, bambini gitani o immigrati si sono divertiti ballando davanti agli
oratori. Alla fine dei discorsi, in particolare di quello dell’eletta Zoé
Kostantopoulou, abitanti del quartiere hanno fatto le loro domande. Quasi tutte
vertevano sull’immigrazione e sui problemi del quartiere che vi sarebbero
legati, realmente o nelle loro rappresentazioni. Gli eletti di SYRIZA vi hanno
anzitutto risposto con un’analisi globale delle cause dell’immigrazione,
sottolineando il suo rapporto con il processo della globalizzazione. Un uomo ha
dunque preso il microfono: “Sono Georges,
il gitano, abito qui con la mia famiglia, i miei sei figli, i miei fratelli, i
miei genitori. Voglio probabilmente votare per SYRIZA perché so cosa pensate di
noi, rispondetemi solo a questa domanda: vendo palloni e i pachistani si
mettono a vederne immediatamente, vendo uova, è lo stesso; piante, stessa cosa;
patate, anche; ci fanno concorrenza e noi non abbiamo più pane per i nostri
figli, cosa farete?
Gli oratori hanno risposto che
normalmente il lavoro e l’attività non devono più mancare e che tutti devono
trarne il miglior profitto, certo.
In seguito, i quadri di SYRIZA hanno
espresso il loro progetto politico: permettere la partenza a tutti gli
immigrati che desiderano lasciare la Grecia, perché anche per loro “è
invivibile”, soprattutto per i sans papier, queste persone così numerose, che
non sarebbero bloccate in Grecia e che le istanze dell’UE farebbero di tutto
perché restino da noi, anche se gli interessati vorrebbero rientrare nei loro
paesi o andare altrove.
Dunque in SYRIZA si pensa di poter
negoziare con i “partener” nel quadro dell’UE. E questo ancora mercoledì.
Perché giovedì sera – e noi lo abbiamo appena saputo – i controlli alla
frontiera saranno ristabiliti nell’ex zona Schengen, perché “questa volta, è la situazione alla frontiera
tra la Turchia e la Grecia ad aver motivato la decisione dei ventisette membri
dell’UE. Si tratta, secondo certe capitali, di definire un meccanismo d’azione
“chiaro” di fronte a un eventuale afflusso di migranti e all’incapacità delle
autorità greche di rispondervi” (Le
Monde.fr, 7 giugno 2012). Pertanto, per quanto riguarda l’ambito dell’EU…
Gli osservatori attenti del “Mostro
dolce” in tutta la sua evoluzione, come ricorda Raffel Simone nel suo articolo
“Perché l’Europa si radica a destra” (Le Monde
magazine, 14 ottobre 2010), noteranno con amarezza che il problema
dell’immigrazione, prima voluta, organizzata e strumentalizzata dai fautori
della globalizzazione, non facilita in nulla i già pesanti compiti delle forze
di sinistra in Europa; soprattutto quando si tratta di accedere al potere
governativo e di agire contro la globalizzazione e la finanziarizzazione dei
rapporti economici e sociali. Un vero rompicapo, oltre ad Alba dorata, i
sostenitori di Merkel e le banche salvate (?) e sempre selvagge.
Constato però che la questione
dell’immigrazione non determina la direzione del voto di tutti. Ormai il
ricatto “euro o dracma” non impressiona più di quel tanto, almeno ad Atene, secondo
fonti evocate dalla rivista satirica To Pontiki,
nella sua edizione di giovedì 7 giugno 2012.
In piazza Syntagma, verso mezzanotte,
alcuni giovani si divertivano, senza prestare nemmeno troppa attenzione
all’albero di Dimitri [Christoulas, il farmacista di 77 anni che si è suicidato
nella notte tra il 3 e il 4 aprile]. “Mio
papà guadagna poco e mia mamma è disoccupata, mia sorella lavora, anche se
diplomata universitaria, come cameriera per 450 euro al mese. Io finirò il
liceo l’anno prossimo e me ne andrò di qui, troverò un lavoro in un altro
paese, questo mi dispiace già, non capisco nulla se non la politica, i politici
sono dei miti…”, spiegava la giovane, nel momento in cui Loukanikos [il
cane mascotte che accompagna le manifestazioni e detesta la polizia] faceva la
sua comparsa provocando l’entusiasmo generale.
Il nostro momento storico e
culturale, nel quale la presenza al mondo è qualcosa di fragile, di incerto, di precario, è precisamente
adesso. Ma non c’è più la magia “per garantirci” attraverso le sue procedure
rituali collettive, e anche Jean Rouch [1917-2004, morto nel Niger], che era
uno dei nostri professori alla Cinemateca, non è più.
*Articolo apparso sul sito www.alencontre.org La traduzione dal francese è stata curata da Rivoluzione!